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28.7.07

LA DOSE DELL'AMORE

La Falchera, così chiamata perché in tempi remoti era una zona boschiva nella quale si constatava la presenza di falchetti, durante le varie fasi di urbanizzazione e di accoglienza degli immigrati, è stata gradualmente trasformata in un quartiere periferico, grazie al contributo di vari enti, tra i quali l'INA-Case. Si è provveduto alla costruzione di caseggiati che riprendono lo stile svedese, con prati che richiamano (alla lontana) paesaggi inglesi.
Nel progetto urbanistico, della fitta vegetazione boschiva sono da allora rimasti solo i nomi che indicano pressoché tutte le strade; è la via delle Querce, infatti, a delimitare l'altro confine cronologico e topografico della storia del quartiere, quando intorno agli anni settanta un secondo progetto di ampliamento ha generato la cosiddetta Falchera Nuova.
Nell'inquietante labirinto fatto di torri e serpentoni rossi e bianchi (date le forme dei palazzi allora costruiti) con ampi spazi verdi, a ridosso della tangenziale che immette sull'autostrada A4 per Milano, abita in via degli Ulivi 25 la comunità degli OdC Caritas che vive le sue alterne stagioni tramandandosi, di gestione in gestione, un unico messaggio segreto, perché in questi casi è meglio fare che dire.
Il nostro sforzo è volto a ricercare una convivenza più pacifica, meno inquieta e reattiva.
Tutto ciò si riversa in un'operazione che coinvolge direttamente i minori-a-rischio, con i quali gli obiettori condividono molti pomeriggi sulle strade; e indirettamente i primi loro formatori rintracciabili nelle famiglie che, anche se fisicamente presenti, in ultima analisi, non funzionano poiché mancano dell'elemento aggregativo primario e fondante: l'affetto sano ed equilibrato per poter donare e dosare l'amore. In molti casi, mancano tali premesse e, invece della dose dell'amore si preferisce l'amore della dose... da quella di droghe leggere (gli spinelli di marijuana non vanno demonizzati oltremodo, per fingere di mettere a posto le coscienze con sterili moralismi) a quella di droghe molto pesanti, che circolano a Falchera lasciando evidenti tracce nei giardini di piazza Volgograd, nelle vicinanze del Centro Commerciale e davanti al Centro d'Incontro del quartiere.
Gli obiettori lavorano anche con i minori che spesso sono strumentalizzati (come pali) dai piccoli capi che controllano lo spaccio.
Il lavoro relativo alla tossicodipendenza, per il nostro gruppo, tuttavia è possibile - soprattutto - nell'ambito della prevenzione, attraverso un cammino educativo che gli obiettori organizzano in fasi diverse lavorando con i bambini già dalle scuole elementari, e fino ai primi anni delle superiori, attraverso l' Ed.a.P. (Educazione alla Pace), il doposcuola, i campi e le uscite con proposte legate all'impegno ludico-formativo.
Perciò come fondi necessari per il servizio, il gruppo OdC di Falchera ha richiesto alla VI Circoscrizione di Torino il finanziamento relativo alla legge 162/90, art. 106, sulla prevenzione della tossicodipendenza.
Per gli educatori che desiderano impegnarsi in tale opera gli obiettori hanno organizzato un corso mensile di formazione al volontariato.
Fra i numerosi interventi, vogliamo qui segnalare quello di Ernesto Gada, che ha affrontato (davanti a un'assemblea di venti persone di Falchera) l'argomento in modo analitico ed esperienziale, fornendo chiavi di lettura per comprendere il problema della droga, in vista di un impegno per recuperare i tossicodipendenti, chiamati - in gergo - i tossici.
Questo momento storico è segnato da seri interrogativi circa le metodologie migliori per il recupero del tossico che possono rientrare in un ambito morale. I dubbi non devono però fermare le coscienze dei volontari e di chiunque si occupi di recupero.
Occorre che le coscienze si muovano (cominciando da quelle degli obiettori).
Dario Coppola
Questo articolo è stato pubblicato nel maggio 1993 su
Panorama Obiettori,
periodico degli OdC Caritas del Piemonte
(numero monografico sulla tossicodipendenza)

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